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Chiesa Parrocchiale di San Nicolao (Sec. XVIII)

La Storia della Parrocchiale dal '600 alla fine del 1881


Descrizione

Il mattino del 6 febbraio 1692 la campana maggiore della Chiesa parrocchiale di Quarna Sotto chiamava a consiglio i Capifamiglia per decidere qualcosa d'importante ed impegnativo.
La popolazione già era a conoscenza di quello che si sarebbe dovuto trattare in quell'assemblea, perché già da tre anni se ne parlava.
Il curato di allora, don Carlo Francesco Giuppini, nativo di Romagnano, subito dopo il suo ingresso nella Parrocchia di S. Nicolao, avvenuto nel 1691, aveva sostenuto l'ampliamento della Chiesa parrocchiale.
La vecchia chiesa era lunga pressappoco fino alla balaustra attuale e non era sufficiente a contenere tutti i fedeli che partecipavano alle funzioni domenicali.
Dal Registro dello Stato d'Anime d'allora risulta che nel 1691 c'erano 990 abitanti; nel 1693 il numero degli abitanti era salito a 1003. Forse fu questo costante aumento di popolazione che fece preoccupare il Curato d' allora e lo fece pensare all'ampliamento della chiesa. In seguito, pur diminuendo leggermente il numero della popolazione, la vecchia chiesa era sempre insufficiente. Forse il Curato Giuppini non fu quindi il primo a pensare all'ampliamento della chiesa, ma soltanto colui che riuscì ad effettuarne l'esecuzione.
Il 14 gennaio 1693 ottenne per iscritto dal Vescovo il permesso di valersi dei denari della chiesa per la nuova fabbrica.
Il 26 luglio del medesimo anno, d'accordo con i Fabbricieri Giacomo Rampone, Antonio Gasparoia, G. Battista Forni e Nicolò Tonna, redasse i capitoli da osservarsi da chi avrebbe lavorato nella nuova fabbrica della chiesa. Questi capitoli sono molto interessanti: veniva stabilito ad esempio che i garzoni non avessero meno di 16 anni e che sapessero "far muraglia" per un compenso di 29 soldi al giorno. Il capomastro non doveva venire sul luogo " più di quello che porta il bisogno né gli si dii più di lire 3 imperiali per caduna volta e debbi in tanto spesarsi del proprio ". Si metteva infine la condizione che il Curato ed i Fabbricieri potessero licenziare i muratori che non avessero dato rendimento.
I fondi della chiesa non erano neppure lontanamente bastevoli per la nuova fabbrica, anche se la chiesa possedeva allora dei boschi e poteva inoltre avere la calce gratuitamente, poiché proprio su un suo terreno era sorta una fornace e questa passava un peso di calce per ogni infornata. Era dunque necessario il contributo della popolazione.
I Capifamiglia s'impegnarono, a nome di tutta la popolazione che rappresentavano ufficialmente, a contribuire mediante prestazioni di mano d'opera alla fabbricazione della nuova chiesa. Incaricarono pertanto i quattro Fabbricieri quali assistenti ai lavori che consistevano per lo più in trasporto di materiale. Stabilirono infine che tutti quelli che" tenevano casa, fuoco ed abitazione in detta terra " portassero il loro contributo senza eccezione. Siccome a quei tempi si lamentava che in paese ci fossero alcuni, pochissimi per la verità, che si lasciavano prendere dall'ozio, allora si stabilì che " se qualcuno fosse contumace e resistente sarà condannato al pagamento di trenta lire imperiali per giornata da esigersi inammissibilmente e da devolversi per la fabbrica della chiesa. E acciò più pronta ed inviolabile sii la esigenza della pena suddetta li prefati Costituenti supplicano il sig. Podestà di Omegna che dopo il termine di giorni tre, proceda alla pignorazione dei beni dei delinquenti e contumaci ".
Naturalmente questa mano d'opera, certo imponente perché non c'erano strade carrozzabili e mezzi di trasporto, non poteva essere prestata tutta in giorni feriali perché quella gente aveva pur bisogno di vivere. Allora il Curato chiese ed ottenne dal Vescovo il permesso di lavorare la domenica per la chiesa.
Il 6 giugno 1695 il Curato ed i Fabbricieri stipularono il contratto col capomastro Lorenzo Battaglia di Brusino Piano e cominciarono i lavori.
Cominciarono presto però anche le note dolenti, ossia i conti da pagare: lire 1.000 per le cappelle laterali e lire 216,50 per la sacrestia. Nel 1696 già si chiese al Vescovo il permesso di usare i fondi dell'Oratorio del Saliente per pagare i debiti. Nel 1697, dopo aver fatto i lavori più urgenti tanto da poter usare la chiesa per la celebrazione della Messa, si sospendono i lavori che però ripresero due anni dopo, nel 1699.
Prima di procedere nella descrizione dei lavori, diamo uno sguardo a quella che era la vecchia chiesa, seguendo la descrizione che ne fece il parroco don Giovanni Crotta nell'inventario del 1655.
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Pagina aggiornata il 04/09/2024 08:44:00

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