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Capèla d'San Giúli al Rònc dël Nëiar
Capèla d'San Giúli al Rònc dël Nëiar
Capèla d'San Giúli al Rònc dël Nëiar
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Patrimonio culturale
Descrizione
La Capèla d'San Giúli al Rònc dël Nëiar ha la forma di un ampio chiesuolo a pianta pressochè quadrata coperta di piode, sorge sul terreno degli eredi Meneveri del Pòst ed è una delle meglio conservate come struttura e come dipinti.
L'immagine centrale rappresenta una pregevole deposizione di Gesù dalla Croce tra le braccia di Maria e reca sullo sfondo il profilo dei nostri monti come si osserva da quel luogo: dal monte Novesso alla cresta occidentale di M. Croce. Sul soffitto della volta è dipinto il Padre Eterno.
Sui due lati a destra e a sinistra rispettivamente un San Giulio e un San Luigi. I dipinti sono stati attribuiti a Giovanni Battista Cantalupi (1732 - 1780) noto pittore di Miasino e formatosi alla scuola Valsesiana.
La costruzione aveva un basamento in muratura piena, era chiusa da un rustico cancelletto di ferro battuto apribile ed aveva una panchina di granito lungo la sua base anteriore, su cui si sedevano le pastore a filare e ricamare mentre capre e pecore pascolavano nei prati attorno.
Fino al 1936 davanti alla costruzione vi era un ampio rustico di roccia coperto di brugo, che il sentiero aggirava lasciando ampio respiro al chiesuolo. Splendido scorcio in vista del lago entro una cornice di eleganti betulle. Dopo la costruzione della villa Meneveri lo spiazzo venne occupato e sebbene sia stato riservato un piccolo sfogo antistante, la cappella, soffocata dal muro di recinzione, ha perso molto in suggestività e bellezza.
Poichè gli affreschi erano stati danneggiati dal tempo e nel corso dei lavori per la costruzione della villa, furono restaurati nel 1960 su commissione del cav. Sigisfredo Meneveri da Giulio Cesare Mussi, lo stesso pittore che ha dipinto l'interno della chiesa di San Nicolao nel 1959 - 60.
In quell'occasione il basamento pieno della caplella fu svuotato con la creazione di un piccolo altare interno, con l'apposizione in vista di un'antiestetica lapide di marmo e con la posa di un nuovo cancello in ferro apribile.
La lapide porta la seguente epigrafe: Quae tectoria opera jo. bap.ta cantalupi / XVIII saec. miliancinesis pinxerat / et tot labentibus annis tempus edax in ruinam verterat, / eadem sigisfridus Meneveri eques / ad pristinam magnificentiam julii caesaris mussi arte / posteris lectandis revocanda voluit / amdg / XVIII kal. sept. MCMLX.
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