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Capèla ad' Camàsca



Capèla ad' Camàsca

Descrizione

Nel centro dell'alpeggio di Camasca su un breve dolce promontorio che si protende verso la valle alla fine del Seicento fu edificato il gisöl ad' Camàsca. Don Carlo Francesco Giuppini, che in quel tempo era curato di Quarna Sotto e aveva da poco dato inizio con grande partecipazione di popolo entusiasta all'ingrandimento della chiesa parrocchiale e alla sofferta costruzione del nuovo campanile, su pressione degli alpigiani si rivolgeva al Vescovo di Novara, chiedendo di poter edificare "un Chiesinoletto campestre" a Camasca, affinchè gli alpigiani potessero "esercitarsi nelle lor divozioni".
Il consenso del Vescovo giungeva il 6 agosto di quell'anno. Il Prevosto don Giovanni Maulini ci ha lasciato scritto che, a detta dei parrocchiani, verso il 1850 al centro era dipinta un'Immacolata col Bambino, opera di discreto autore, nella parte di destra San Rocco e a sinistra San Nicolao.
Un'iscrizione sul suo frontespizio datato 1863 e sempre mantenuto nei successivi restauri, parla di un voto di Maria Longhi di Quarna Sotto adempiuto dai nipoti.
In quell'occasione la cappelletta fu riparata, ma non si sa quali lavori siano stati fatti. Maria Longhi era sorella di don Giuseppe Longhi (1795 - 1860) di Quarna Sotto che fu prima viceparroco e poi prevosto del paese per 33 anni e nipote per parte di madre del Canonico don GioBatta Facciola (1753 - 1818) pure di Quarna Sotto, detto il Moralone.
Si diceva che la Longhi fosse stata coinvolta nell'incendio della sua cascina in Camasca e forse il voto risale al fatto che ella era sopravvissuta all'episodio.
Nel 1935 i dipinti della cappelletta erano ormai sbriciolati. Gli alpini di Quarna Sotto vollero restaurare la cappelletta e vi posero al posto dei dipinti una statua, meno deteriorabile, della Vergine Immacolata e alla vecchia scritta aggiunsero: Restaurata dal popolo quarnese auspice il gruppi alpini 1935 - XIV.
Nel 1963 un piccolo restauro fu fatto fare da Guido Quintiliani (1924 - 2004) per grazia ricevuta essendo guarito da una ferita ad un piede durante una battuta di caccia.
Qualche anno più tardi gli alpini reduci dalla guerra in ringraziamento per gli scampati pericoli e a ricordo dei loro compagni che non erano più tornati, animati da Euseo Giacomelli detto Zachìn (1916 - 1970) con un pregevole lavoro inglobarono la cappelletta con la sua statua, lasciandoli intatti, entro un vero tempietto di linea moderna, ma sobria e con espliciti richiami all'architettura alpina.
Al piccolo campanile, il sindaco di allora Ambrogio Gromme, che pure era tornato salvo dalla Russia, donò la campanella intitolata Nikolajewka in ricordo dell'epica battaglia.
Da decenni per San Rocco vi si celebrava la S. Messa. Da molti anni un pannello solare consente di mantenere perennemente acceso un lume.

Foto

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