Seguici su
Cerca

Descrizione

L'alpeggio di Camasca nel territorio di Quarna Sotto è stato senz'altro uno tra i primi luoghi sfruttati dai quarnesi per il pascolo del bestiame. Già a partire dal '400 alcuni documenti attestano che l'alpe di Camasca era già molto frequentata. Quassù, come si può dedurre contando le decine di proprietà terriere, ognuna fornita di due o più baite tra abitazione e stalle, molte famiglie si recavano a primavera con le bestie soggiornandovi fino all'autunno inoltrato. A Camasca si lavorava, si nasceva, si moriva quasi come in paese.
Camasca era, ed è tutt'ora, il più importante alpeggio di Quarna come estensione e come bellezza, con la sua esposizione aperta a mezzodì, ad una quota tra i 1200 ed i 1300 metri, ampiamente circondato da vaste aree di pascolo comune, oggi in gran parte trasformate in selve dalla natura o dall'opera umana. Unico neo è la scarsità d'acqua che obbligava i pastori a portare le bestie ad abbeverarsi nelle zone basse dell'alpeggio o fino alla fontana del Rasaröl dietro al monte Congiura. Qualche modesta vena d'acqua della parte alta serviva essenzialmente per uso potabile.
La storia di Camasca uscì dalla monotonia di transumanze secolari solo nel '900. Nei primi anni del secolo scorso il cav. Egidio Rampone, proprietario dell'azienda di strumenti musicali a fiato " Agostino Rampone ", cominciò a invitare a Camasca le maestranze della fabbrica per festeggiare il suo onomastico, S. Egidio il 1° settembre, festa spostata poi per comodità al giorno di S. Rocco il 16 agosto. Il Rampone stesso si recava nella sua baita, cui aveva dato l'aspetto di una decorosa casetta e che era stata chiamata "Baita Beata". Essa era stata perfino riprodotta su una cartolina dell'epoca. Accanto ad essa era stato spianato un breve tratto di prato che serviva per giocare a bocce, ma soprattutto come pista di ballo al suono della fanfara.
Risale al 1921, per iniziativa di Umberto Deagostini, Battista Debernardi, Pio ed Egidio Meneveri, l'idea di estendere a tutta la popolazione la festa. Gran parte dei quarnesi si recava in quell'occasione a Camasca ed era pure immancabile la partecipazione di gruppi che venivano dagli alpeggi di Quarna Sopra, Sambughetto, Fornero e perfino di Camasco e Cervarolo rispettivamente in Valle Strona ed in Valsesia. Erano tempi in cui tutte le donne portavano il costume e in queste occasioni ogni gruppo faceva orgoglioso sfoggio del proprio, espressione d'identità etnica e culturale. S'improvvisavano così gare di tiro alla fune, di corsa, di bocce, l'albero della cuccagna, talvolta attese rivincite di gare dell'anno precedente.
Anche dopo la morte del Rampone, la festa di S. Rocco continuò ad essere per tutti i quarnesi una tradizione intoccabile del dopo ferragosto, che tuttora viene rispettata immancabilmente per interessamento particolare dei Soci del Consorzio Alpe Camasca e del locale Gruppo Alpini, che organizzano un rancio di tutto rispetto con servizio bar, giochi popolari, musiche ed altri intrattenimenti.
I meno giovani ricordano che Camasca durante l'ultima guerra era diventata sede stabile di un gruppo di partigiani. Già nel settembre 1943 il capitano Filippo Maria Beltrami, cui in seguito sarebbe stata conferita alla memoria la Medaglia d'Oro della Guerra di Resistenza, aveva posto il suo comando nella baita del cav. Sigisfredo Meneveri.

Foto

Alpe di Camasca


IndirizzoIndirizzo: Alpe di Camasca (1240 mt.)

Contatti

Documenti allegati



Quanto sono chiare le informazioni su questa pagina?

Valuta da 1 a 5 stelle la pagina

Grazie, il tuo parere ci aiuterà a migliorare il servizio!

Quali sono stati gli aspetti che hai preferito? 1/2

Dove hai incontrato le maggiori difficoltà? 1/2

Vuoi aggiungere altri dettagli? 2/2

Inserire massimo 200 caratteri