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La Storia di Quarna Sotto - Dall'eopoca romana al Medioevo



La Storia di Quarna Sotto - Dall'eopoca romana al Medioevo

Descrizione

In un documento del 575 risulta che Omegna faceva parte del regno longobardo sotto il ducato di S. Giulio governato dal duca Mimulfo. Occorre a questo punto ricordare brevemente un po' di storia d'Italia per inquadrare negli avvenimenti del tempo le vicende della zona di Omegna.
L'impero romano, formatosi con le conquiste dei grandi generali come Giulio Cesare ed Augosto che poi divennero imperatori, comprendeva quasi tutta l'Europa e le terre d'Africa bagnate dal Mediterraneo e quindi gente di costumi e lingue diversissimi, che venivano tenute assoggettate ed unite solo con la forza. Quando quest'ultima rallentò, l'impero romano si sciolse ben presto.
Già nel IV secolo, dopo la morte dell'imperatore Teodosio venne diviso tra i suoi due figli: ad Arcadio lasciò le provincie orientali e ad Onorio quelle occidentali, compresa l'Italia. L'impero orientale durò più a lungo, fino al 1453 quando venne conquistato dai Turchi. Quello d'occidente invece risentì maggiormente dell'indebolimento prodotto dalla divisione: i popoli a suo tempo sottomessi dalle legioni romane cominciarono a ribellarsi e a scendere in Italia.
L'imperatore Onorio non fu in grado di opporsi. Gli unici a prendere le difese delle popolazioni italiane contro i saccheggi furono i Vescovi ed il Papa Leone Magno che affrontò Attila, re degli Unni (476).
Caduto Onorio l'Italia fu dominata dai barbari: dapprima gli Eruli, condotti da Odoacre, poi gli Ostrogoti, condotti da Teodorico ed infine i Longobardi.
Il Cristianesimo intanto si diffondeva presso questi barbari ancora pagani soprattutto grazie a Teodolinda, cattolica, che sposò il re dei Longobardi.
Si formò così in Italia il Regno dei Longobardi mentre in Francia si formò nello stesso modo il Regno dei Franchi.

Con la conversione cristiana e con le successive conquiste del re dei Franchi, Clodoveo, si venne lentamente maturando un nuovo impero: il Sacro Romano Impero, il cui primo imperatore Carlo Magno venne incoronato dal Papa nel Natale dell'anno 800.
Ecco spiegato, con questo breve riassunto di storia, come la zona del Cusio e di Omegna fosse, nel 575, un ducato longobardo. Pare anzi che Omegna fosse il capoluogo del ducato e che il duca Mimulfo risiedesse all'isola di S. Giulio solo per maggior sicurezza in quel tempo di frequenti invasioni dei Franchi.
Ben presto però anche il Sacro Romano Impero si divise in tre parti: pressappoco nell'attuale Francia, Germania ed Alta Italia (IX secolo). Nell'anno 962 Ottone I, riunendo le corone di Germania ed Italia col titolo d'imperatore, nominava conti di Omegna i signori di Crusinallo, in compenso degli aiuti da essi forniti durante l'assedio dell'isola di S. Giulio nella campagna di conquista dell'Alta Italia.
La Contea di Crusinallo comprendeva, oltre all'omonima località, Omegna e la sua pieve (quindi anche Quarna Sotto), la corte di Cerro e la Valle Strona. Vennero poi aggiunte alla contea anche le terre di Ornavasso.
Il signore di Crusinallo, insignito del titolo di conte da Ottone I, si chiamava Meridano. Gli successe il figlio Danese ed i nipoti Federico ed Aldanesio. Federico appare come uomo insigne e valoroso e in documenti del 1144 è chiamato conte imperiale e feudatario del castello di Crusinallo. Aldanesio invece ha il titolo di signore di Ornavasso e patrono della pieve di Omegna.
Il Vescovo di Novara Riccardo nominò i signori di Crusinallo suoi feudatari con l'impegno di proteggere i diritti della cristianità nel territorio di Omegna fino al Toce e alla Valle Anzasca.
Dopo la morte di Ottone III l'Italia settentrionale cercò di ricostruire un regno autonomo dalla Germania. Alla testa di questo movimento si mise Arduino d'Ivrea (1002-1014), ma fu sconfitto.
Sennonché, sempre nell'Italia settentrionale, sorse un nuovo movimento autonomista: i Comuni. Le città principali si staccarono dal dominio dell'imperatore e si amministrarono da sé eleggendo un Consiglio, un Podestà ed un Capitano del popolo. L'economia ed il mercato vennero sviluppati dalle Corporazioni: con l'incremento dell'economia aumentò la ricchezza e la possibilità di fronteggiare l'imperatore.
Naturalmente si venne alla guerra tra i Comuni e l'imperatore. Basti ricordare a questo proposito la famosa battaglia di Legnano dove l'imperatore Federico Barbarossa venne sconfitto dalla Lega dei Comuni Lombardi.
I centri che non erano Comuni erano o Borghi o Terre (dette anche Vici). Il Borgo era l'agglomerato di case circondato da mura di difesa e con un certo numero di abitanti. In esso c'era pure un castello e nel Borgo si teneva il mercato. Avevano dazi e gabelle proprie tuttavia non tali da potersi costituire come Comuni. Perciò subivano il dominio di questi, dopo essere stati già sotto il dominio dei conti o dei principi feudatari. I Borghi però, contrariamente alle Terre o Vici, erano esenti da ogni taglia verso la città dominante, alla quale versavano solo un censo annuo.
Il Vico o Terra era il piccolo paese di contadini. Esso non era circondato da mura. Le sue case erano più povere, non vi erano palazzi ed eran forse tutte coperte di paglia. Era sotto il completo dominio del signore del luogo o del Comune, al quale era sottomesso il Borgo più vicino.
Ai quei tempi Quarna era soltanto un Vico, mentre Omegna era un Borgo, le cui mura avevano cinque porte.
Tutto questo permette di comprendere meglio lo sviluppo degli avvenimenti che porteranno il Borgo di Omegna assieme alle Terre del contado di Crusinallo sotto la dominazione del Comune di Novara.
Dopo la pace di Costanza i Comuni cominciarono a farsi guerra tra di loro soprattutto a causa del sorgere dei Partiti. Il Comune di Novara era in lotta con quello di Vercelli, il quale era riuscito ad allearsi con le popolazioni dell'Ossola e del Verbano. Per non trovarsi circondata, Novara mirò alla conquista del Cusio onde precludere a quelle popolazioni una via di discesa verso Novara.
Conquistare il Cusio voleva dire conquistare la Riviera ed Omegna che erano due cose ben distinte. Infatti mentre Omegna con Valstrona, Quarna, ecc. erano sotto i Signori di Crusinallo (per la concessione dell'imperatore Ottone I) la Riviera del lago d'Orta era stata donata in tempi ancor più remoti (pare dall'imperatore Teodosio) al Vescovo di Novara. Mimulfo, insediandosi nell'isola di S. Giulio, l'aveva sì tolta al Vescovo, ma successivamente l'imperatore Carlomagno nel 773 gliel'aveva restituita. Anche in seguito la Riviera venne altre volte tolta e poi restituita al Vescovo.
Ma quando il Comune di Novara mirò alla sua conquista per i motivi strategici sopradetti, la Riviera era sotto il Vescovo il quale, comprensivo verso le ragioni del Comune, aveva già ceduto spontaneamente alcune sue terre sotto Gozzano, chiamate Baraggia. Nonostante questo il Comune di Novara mosse armato alla conquista della Riviera del Cusio per poi conquistare anche Omegna.
Per prima cosa i Novaresi presero il castello di Pogno e quello di Mesma. Quest'ultimo venne subito ulteriormente fortificato facendone per sé stessi un caposaldo circondato da un doppio fossato, del quale rimane ancora traccia. Poi armarono alcune imbarcazioni ed occuparono la Riviera (tranne Omegna), conducendo prigionieri parecchi ostaggi, imponendo tributi alle popolazioni e proibendo il libero mercato del grano.
A questo punto il Vescovo di Novara Oldeberto Tornelli lanciò la scomunica al Podestà ed al Comune di Novara. Il Papa Onorio III la ratificò e divenne così papale. La gravità del momento provocò un compromesso di pace concluso il 23 luglio 1219 tra il Podestà Giordano Settala ed il Vescovo. Furono nominati concordemente come arbitri il Vescovo di Torino e quello di Milano, che era parente del Podestà. La conseguenza fu che il Comune di Novara dovette restituire tutte le terre illegalmente occupate, liberare i prigionieri e pagare 950 lire imperiali quale indennizzo per i danni causati.
Il Vescovo però non pretese la restituzione delle terre della Baraggia, che aveva precedentemente donato, ed addirittura lasciò ai Novaresi il castello di Mesma perché potessero meglio badare alla loro difesa, ma proibì loro di navigare sul lago e di transitare armati sulla Riviera.
Stando così le cose i Novaresi non poterono più nemmeno occupare Omegna, com'era già loro intenzione. Tralasciarono perciò la conquista armata ed iniziarono quella diplomatica: a Novara venne eletto Podestà un certo Desiderato che era parente dei signori di Crusinallo. Costui tanto fece e tanto promise che, con la storica convenzione dell'11 Agosto 1221, i conti di Crusinallo cedettero a Novara il Borgo di Omegna e tutto il contado, comprese naturalmente le terre di Quarna. Desiderato pagò ai conti un compenso di 1.300 lire imperiali ed al castello di Omegna venne dato il suo nome. I signori di Crusinallo s'impegnarono ad essere cittadini e soldati novaresi ed in cambio furono nominati essi stessi castellani delle terre cedute. Persero cioè la proprietà ma mantennero l'ufficio di governo, pur dovendo render conto di ciò al Comune di Novara.
Questo non fu certo un buon affare per il Borgo di Omegna e le terre circostanti poiché, legate alle sorti del Comune di Novara, dovettero subire le tristi conseguenze delle lotte tra i partiti in cui era divisa la città.
In ogni Comune i partiti furono diversi quanto al nome, ma sostanzialmente si dividevano in due soli gruppi: i Guelfi ed i Ghibellini. I primi erano avversari dell'imperatore e gli altri del papato. A Novara la parte guelfa era denominata Sanguigna e la parte ghibellina era chiamata Rotonda. Al primo partito aderivano i Brusati ed al secondo i Tornielli. Al tempo della conquista dei territori vescovili dominava in Novara la fazione dei Rotondi, il cui predominio fu scosso nel 1258 quando i Sanguigni recuperarono la città ponendo al bando gli avversari.
Sennonché i Tornelli, anelanti di riconquistare Novara, assoldarono una compagnia di ventura e vi misero a capo un certo Aimerico dei conti di Crusinallo. Costui era un uomo terribile che aveva già combattuto al soldo del duca di Savoia, del re di Francia, del marchese di Monferrato e del Comune di Vercelli.
Erano stupide guerre fratricide motivate soltanto da orgoglio ed egoismo; le città che qualche anno prima avevano combattuto per la propria libertà ora non sapevano avvantaggiarsene. Le guerre costavano naturalmente anche allora: non bastando al finanziamento le forti tasse (che gravavano purtroppo anche su queste terre), nel 1275 i Novaresi compiono una scorribanda sulla Riviera d'Orta, saccheggiando e rubando. Dovette allora intervenire il Vescovo (sotto la cui giurisdizione era la Riviera) il quale, dopo aver comminato la scomunica, li costrinse a restituire il maltolto.
Nel 1310 i due partiti di Novara erano ancora in guerra e questa si estese fino a comprendere la zona di Omegna: queste terre vennero cedute a Novara dai signori di Crusinallo mentre la Riviera rimase sotto il governo del Vescovo. Così per le povere popolazioni della zona di Crusinallo ed Omegna non ci poté più essere l'intervento salvifico del Vescovo.
In quello stesso anno avvenne finalmente una sosta nella guerra tra i due partiti novaresi per intervento dell'imperatore Arrigo VII, sceso dalla Germania in Italia per farsi incoronare nella basilica di S. Ambrogio a Milano. L'imperatore già combattuto e vinto dai Comuni ritornò a far da paciere tra gli stessi: questo è quanto aveva procurato la feroce rivalità dei partiti.
Di quella circostanza ne approfittarono subito i signori di Crusinallo che si fecero restituire le terre già cedute a Novara.
Ma questa reintegrazione durò ben poco, come brevissima fu pure la pace tra i Tornielli ed i Brusati. Appena partito l'imperatore, infatti, la guerra civile si riaccese. La conseguenza fu che il castello di Crusinallo venne raso al suolo e con esso terminò il casato dei signori di Crusinallo. Nel 1311 anche il castello di Omegna venne distrutto, questa volta però senza spargimento di sangue infatti i Novaresi volevano semplicemente evitare che i castello potesse servire da rifugio alle terribili bande del marchese di Monferrato che avevano scelto, per le loro scorrerie, proprio questa zona.
Gli anni che seguirono non furono però tranquilli. Ci fu dapprima una peste che colpì Novara, Borgomanero e la Riviera del Cusio (e con molta probabilità anche questa terra, data la vicinanza). Quella peste in alcune zone fece perire ben due terzi della popolazione.
Nel 1364 un altro flagello: l'invasione delle cavallette. Gli storici del tempo ricordano che durante il mese d'agosto cominciarono a comparire sui nostri monti le cavallette in numero sterminato; venivano dalla parte dell'Ossola. Dai monti scesero in pianura, distruggendo completamente tutto quanto verdeggiava nei campi. Questo flagello durò fino al mese di ottobre. Naturalmente una grande carestia seguì questa distruzione della vegetazione.
Come se questo non bastasse, al duca di Milano Gian Galeazzo Visconti (al quale erano legati in quel momento i Novaresi con le loro terre) venne la vaghezza di costruirsi il sontuoso e vastissimo castello di Pavia e per condurvi l'acqua per irrigare i giardini non badò a spese: vi fece costruire un canale da Milano. Le spese infatti venivano sostenute dalla popolazione, che si vide gravata, nonostante la carestia, da un notevole aumento di tasse; oltre a ciò queste popolazioni dovettero contribuire anche con mano d'opera. Quest'incombenza fu invece risparmiata alle popolazioni della Riviera, che erano protette dalla giurisdizione del Vescovo.
Omegna, ai tempi della Signoria di Milano, assieme all'Ossola e la zona del lago Maggiore, venne affidata al governo della famiglia dei Borromeo. Dopo tante tristi vicende, queste terre ebbero un buon governo.


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